Articolo 9 (n.2)

In questa rubrica si cerca di perlustrare la straordinaria ricchezza di contenuti e implicazioni che sono racchiuse nei principi fondamentali della nostra Costituzione partendo dalla origine ideale, interrogandosi sulla loro effettiva applicazione e attualità. 
L’idea che fra i compiti fondamentali della Repubblica si dovesse indicare l’attiva promozione dello sviluppo della cultura stava a cuore ai diciotto redattori. Tra questi, in primo luogo, Piero Calamandrei nel cui pensiero “si trova una lucida consapevolezza del valore civile e politico della cultura, specie in chiave di resistenza critica contro il totalitarismo fascista”. 
Con l’articolo 9 lo Stato italiano entra nell’età moderna. Da allora non ha più solamente     compiti legati alla difesa dagli attacchi stranieri, alla guerra e alla giustizia, ma viene investito del compito di fare cultura.

Piazzetta P48

Nell’estate di due anni fa, in uno degli eventi pubblici organizzati da HortusAcri presso il Bar Orchidea, nel centralissimo corso Pertini, in una delle sale interne che affaccia sulla piccola piazzetta P48, ideata e costruita dall’Associazione HortusAcri, alzando appena lo sguardo risultava      ben visibile ai presenti la targa che intitola la viuzza all’illustre giurista fiorentino Piero Calamandrei, uno dei padre costituenti. In quella occasione, da una giovane studentessa liceale veniva data lettura dell’art. 9 della Costituzione. Ascoltarne la proclamazione è stata una esperienza significativa e emozionante. 

Il nono dei dodici principi fondamentali che delinea il volto della Repubblica merita di essere conosciuto e amato con forza ancor di più oggi che appare dimenticato o trascurato. Questo articolo ha rappresentato uno spartiacque incredibile per la cultura e la ricerca scientifica italiane, sancendo l’appartenenza al popolo – a noi tutti dunque –  di musei, palazzi, collezioni, monumenti, università e chiese, ma anche di spiagge e montagne, beni ambientali nel suo complesso, per fruirne e accrescerne lo spirito culturale. 

Sovranità al popolo

Nella Costituzione troviamo scritti la sovranità popolare, il diritto al lavoro, alla salute, alla cultura e istruzione universale. Nella grande storia culturale e artistica del nostro paese si è visto come essa fosse spesso legata al potere di re e papi, granduchi e principi, mecenati. Ma il progetto della Costituzione ha cambiato ciò, dando nuovi compiti a quella tradizione millenaria che voleva che proprio la cultura, l’arte e il paesaggio fossero gli strumenti principali attraverso i quali rimuovere gli ostacoli all’eguaglianza e permettere il «pieno sviluppo della persona umana» (art. 3). Ma qual’è questa «missione nuova», questo nuovo compito per gli studiosi certo ma anche per chiunque gestisca e vive il territorio, i paesaggi? È quella di conoscere profondamente il patrimonio culturale e paesaggistico, al fine di farlo conoscere a tutti i cittadini, in modo che ciascuno lo consideri come cosa propria, come appartenenza indissolubile alla comunità di cui ciascun cittadino fa parte (e che la Costituzione chiama Nazione). In tal modo, il patrimonio culturale e il paesaggio diventano collante della comunità, garanzia di cittadinanza e strumento di eguaglianza fra i cittadini, dunque di democrazia.

L’articolo 9 stabilisce il principio della tutela dei beni culturali e del paesaggio, mettendolo in collegamento con lo sviluppo culturale del Paese. Si tratta di uno dei più innovativi e lungimiranti passi della carta costituzionale italiana. Riferisce l’identità del cittadino alla memoria e alla bellezza. Di sicuro allora la Costituzione può essere vista come un programma di cittadinanza attiva. Per questo è essenziale sapere che la nostra Costituzione è stata la prima al mondo a dare alla tutela del patrimonio culturale (che include l’ambiente e il paesaggio) un ruolo straordinario nell’ambito di diritti del cittadino e dei principi fondamentali dello Stato. Collegando strettamente la promozione della cultura e della ricerca alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, la Costituzione non proclama un principio astratto, ma stabilisce un concreto programma per il futuro e le nuove generazioni. Nell’enunciazione essenziale si coglie il riferimento alla cultura      che deve essere sviluppata e alla ricerca scientifica e tecnica che deve essere promossa; nonché al paesaggio e al patrimonio storico e artistico che devono essere tutelati. La connessione tra i due commi dell’articolo 9 è un tratto peculiare: sviluppo, ricerca, cultura, patrimonio sono tra loro strettamente uniti. Anche la tutela e conservazione, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva protezione, ma in senso attivo e cioè in funzione della cultura dei cittadini, deve rendere questo patrimonio fruibile da tutti. Tutti hanno il dovere e non solo il diritto di conoscere!