Parliamo di bullismo

In una società come la nostra non si può trascurare il tema del bullismo. Neppure in un periodo così difficile – e nonostante le distanze – questo fenomeno non si è arrestato e si è rafforzato, sul web. Spesso il mondo dei più giovani è legato all’apparenza e all’apparire. Essere dalla parte dei cosiddetti “buoni” è visto come un demerito. Ma esistono davvero buoni e cattivi? 
Forse mostrarsi duri e insensibili è solo una maschera dietro cui si nasconde lo smarrimento e per alcuni, forse, una moda in un gioco di “imitazioni” del capogruppo.
Ma in questo tremendo e insensato gioco c’è sempre qualcuno o qualcuna che si fa male. 
Il bullismo è, dunque, un insieme di condotte aggressive – minacce, violenza, sevizie – che possono sfociare in comportamenti ancora più gravi.     

Dati e forme del bullismo

Una recente indagine in Italia ha evidenziato che un ragazzo su tre subisce episodi di violenza verbale, psicologica o fisica. È un fenomeno che è cresciuto ed è cresciuta l’attenzione su di esso: sulle 3333 consulenze richieste a Telefono Azzurro nell’ultimo biennio, 485 sono state di ragazzi che hanno dichiarato di essere state vittime di bullismo.
Si tratta di dati importanti, che squarciano il velo su una realtà nascosta e dalle conseguenze drammatiche sulle giovanissime vittime.
Non è, però, sempre semplice per le giovani vittime denunciare gli episodi di violenza subiti.
I comportamenti da bullo possono, talvolta, sfociare in veri e propri reati e se ne possono configurare molteplici fattispecie:

  •   percosse o lesioni (artt. 581 e 582 cod.pen.);
  •   danni alle cose, danneggiamento (art.635 cod. pen). [si precisa che il danneggiamento in sé  non è una forma di bullismo ma di vandalismo; se, però, esso è rivolto ad oggetti di proprietà del bullo, allora potrebbe considerarsi bullismo]
  •  ingiuria, se a tu per tu, o diffamazione se di fronte ad altri  (artt. 594 e 595 cod. pen.);
  •  minaccia (art. 612 cod. pen.);
  •  molestia o disturbo alle persone (art. 660 cod. pen.).

Inoltre, Secondo l’art. 2046 c.c. chiunque sia autore di un fatto lesivo risponde nei limiti in cui è in grado di comprendere il significato della propria condotta.
Anche un minore tra i 14 e i 18 anni, se considerato maturo, deve risponde ai reati da lui posti in essere.
Talvolta, il bullismo può essere attribuito anche alla tolleranza dei professori e dei genitori: si parla rispettivamente di “culpa in vigilando” e di “culpa in educando”.
A tal proposito L’art. 2048 recita: “Il padre e la madre, o il tutore sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi ”.
Anche le istituzioni rivestono un ruolo fondamentale: lo studente ha diritto a ricevere un’adeguata formazione e la scuola ha il dovere di impedire atti illeciti che possono arrecare danni di tipo morale, psicologico, biologico ed esistenziale.

L’importanza della prevenzione

La strategia migliore per combattere il fenomeno è certamente la prevenzione. La scuola, in virtù del suo ruolo educativo, deve favorire l’autostima dei ragazzi, insegnare a rispettare le diversità, insegnare l’osservanza ed il rispetto delle regole di convivenza sociale.

Per quanto riguarda i principali indicatori che qualcosa di negativo stia      accadendo      possiamo evidenziare: problematiche emotive e comportamentali, difficoltà di concentrazione, frequenti mal di testa, mal di stomaco e difficoltà a dormire. Nei vissuti delle vittime troviamo rabbia, tristezza, frustrazione, imbarazzo, paura, solitudine e stati d’animo di matrice depressiva. Nei casi più gravi può verificarsi l’abbandono precoce della scuola, l’     uso di droghe e comportamenti autolesionisti anche molto gravi.

La storia di Pierluigi  

A San Giovanni in Fiore, dopo aver conosciuto la sua storia tramite il programma “Le IENE”, ho conosciuto Pierluigi Mazzei.     

Pierluigi ha alle spalle una storia difficile, ha conosciuto il bullismo. Abbiamo avuto modo di parlarne insieme più volte, e la sua forza d’animo e quella della sua famiglia mi hanno lasciata senza parole.

Pierluigi è una persona positiva, profonda. Decido, in accordo con lui, di raccogliere la sua storia nella mia tesi e in poco tempo entriamo a far parte l’una del mondo dell’altro.

Così il mio approccio teorico alle questioni legate al bullismo è diventato forte, emozionante e concreto. 

Il bullismo spezza i rami più belli che un ragazzo o una ragazza possiede. Poi il tempo passa e nasce un fiore nuovo. Chi non si arrende vince sempre. Il futuro che aspetta non lo si può deludere.”